Il settore del gioco dice no a un riordino a tappe

Il settore del gioco dice no a un riordino a tappe

Legislazione

Il riordino del settore del gioco deve interessare online e fisico contemporaneamente. Lo chiedono all’unisono ACADI, SAPAR, ASTRO, EGP-FIPE, Logico e ACMI. E peraltro è la prima volta che così tante associazioni del settore si uniscono per portare avanti una battaglia comune. Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alla Camera dei Deputati hanno sostanzialmente criticato la decisione del governo di intervenire adesso sull’online, e rimandare a un futuro – più o meno prossimo – la questione del gioco a terra. Se si interviene un pezzo alla volta – sostengono – si rischia di creare delle disparità tra i vari segmenti. E si provocano degli squilibri sulla politica sanitaria che dovrebbe tutelare il giocatore.

Il problema del bando dell’online

C’è da dire che anche i singoli interventi di per sé causano non pochi dubbi. A iniziare dal costo delle nuove concessioni dell’online. “È ingiustificato un incremento drastico del costo concessione online a 7 milioni di euro, 35 volte rispetto ai 200.000 euro del 2018. Si prevede una partecipazione al bando online non superiore a 20 concessionari, rispetto ai 91 esistenti: concorrenza falcidiata” ha detto Moreno Marasco, presidente Logico.

Necessario tutelare gli equilibri del mercato

Ma poi “Occuparsi prima del riordino del gioco a distanza rispetto a quello del retail significa ridurre il gettito complessivo del comparto, il presidio di legalità sul territorio, la tutela del giocatore, i livelli di occupazione e significa inoltre soffocare le piccole e medie imprese” ha spiegato invece Geronimo Cardia, presidente di Acadi.

Anche Armando Iaccarino di ASTRO ha posto l’accento sulle centinaia di aziende che operano nel settore e sui 150mila addetti a cui danno lavoro. “Queste aziende sono un patrimonio per il settore che va salvaguardato”. E ha quindi bollato le decisioni che il governo sembra in procinto di adottare come “improvvide”, perché nell’immediato “scardinerebbero l’attuale equilibrio per l’offerta online”, e in futuro “per il circuito retail”.

… e non alterare la competizione tra gioco a terra e online

Il problema non è solamente di contrastare il gioco illegale, ma anche di non intervenire arbitrariamente sugli equilibri di mercato. “Riteniamo che portare avanti il riordino del settore, a condizioni poco accessibili per la maggior parte degli operatori, sia dannoso per tutta la filiera del gioco” ha spiegato Domenico Distante, presidente di Sapar. Che poi ha analizzato nello specifico le problematiche del settore degli apparecchi. “I punti per noi davvero irrinunciabili sono inoltre il riconoscimento del ruolo delle piccole e medie imprese di gestione e la tutela della raccolta negli esercizi generalisti”.

Inoltre, non si deve alterare la competizione tra i vari segmenti, soprattutto quando gli stessi giochi vengono offerti sia a terra che online. Nel caso delle scommesse, ad esempio, troppo di frequente degli esercizi che dovrebbero solamente vendere le ricariche dei conti di gioco online si trasformano in vere e proprie agenzie. E quindi esercitano una concorrenza sleale nei confronti della rete a terra. Una pratica contro cui si è scagliato il presidente di EGP-FIPE Emmanuele Cangianelli. “Chiediamo la chiara regolamentazione dei servizi di pagamento a supporto del gioco online, tale da permettere scelte multicanale dei consumatori nel gioco legale senza snaturare le peculiarità dei titoli concessori del retail o dell’online”.

Insomma, secondo le associazioni, è necessario “pianificare, tutti insieme, un futuro stabile e sostenibile a garanzia del consumatore e dell’intera filiera” ha concluso Gennaro Parlati, Presidente ACMI.

Gioel Rigido