Piemonte, la maggioranza battuta sul taglio delle distanze

Piemonte, la maggioranza battuta sul taglio delle distanze

Legislazione
  1. La maggioranza presenta un emendamento per salvare le aziende di gioco esistenti
  2. L’opposizione si scatena, e attacca sia sui contenuti che sui modifica
  3. Eppure uno studio della CGIA di Mestre dimostra che, nonostante la legge regionale, il gioco sia addirittura cresciuto negli ultimi anni

 

Dopo una decina di giorno di fuoco, la maggioranza di governo in Piemonte ha dovuto fare dietrofront sull’emendamento che avrebbe allentato la stretta sul gioco, ma poi è sceso in campo addirittura il Presidente Alberto Cirio per rassicurare il settore: tutto rinviato a una legge vera e propria che ridisegnerà in maniera organica la disciplina: “E’ un tema su cui ci vuole una sensibilità profonda” ha detto. “La legge attuale va riformata, lo faremo senza scorciatoie e in maniera trasparente. Quello del gioco è un tema importante”. E ancora, “Serve un progetto di legge specifico, noi in quanto maggioranza continueremo a difendere la nostra idea: ma siamo aperti al confronto con le realtà territoriali. Il nuovo testo verrà inserito nei lavori della Commissione già nei prossimi giorni”.

 

Tutto è iniziato una decina di giorni fa, quando la maggioranza ha presentato un emendamento a un disegno di legge che conteneva una serie di interventi su materie diverse – e che per questo era stato ribattezzato in maniera un po’ dispregiativa “legge omnibus”. In sostanza la proposta di modifica consentiva a bar, tabaccherie, sale da gioco e agenzie di scommesse già attive alla “data del 19 maggio 2016” di non rispettare il distanziometro. In altre parole avrebbero potuto conservare le slot anche qualora di fossero trovati troppo vicini a una scuola o a una chiesa.

 

L’opposizione alza le barricate

La polemica è esplosa subito. ” La Maggioranza, con questo omnibus, vuole spazzare via leggi condivise e equilibrate come quella sull’attività venatoria, un provvedimento frutto di dialogo e di confronto, e quella relativa alla ludopatia”. Che peraltro era stata “votata all’unanimità dall’aula”, ha attaccato Raffaele Gallo, Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale. Per Domenico Rossi del PD, “La maggioranza abbandona i nostri sindaci per sostenere degli interessi di parte”. L’emendamento poi “cancella la buona politica che ha osato contemperare gli interessi dell’industria del gioco con il bisogno di salute dei cittadini”.

 

Forti polemiche anche per il modo con cui è stato presentato l’emendamento, molti politici hanno parlato di un “blitz notturno”. Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi, ad esempio ha detti che la Lega “nel segreto e di notte, prova a far passare una sanatoria sulle macchinette, e in questo modo oltretutto finisce con il premiare chi non ha rispettato le regole”. E ha parlato di un emendamento che “compromette la legge più avanzata in Italia sul contrasto al gioco patologico”. E nella polemica è intervenuta anche la sindaca di Torino Chiara Appendino: “in un momento sociale così delicato è gravissimo fare passi indietro sulla lotta al gioco patologico, che è una piaga che mina la salute di tantissime persone e il futuro delle loro famiglie. Mi auguro che le istituzioni – a tutti i livelli – remino in un’unica direzione”.

 

La maggioranza dal canto suo ha sfoderato diversi argomenti, a iniziare da quella dei posti di lavoro a rischio. “Anche i sindacati sono preoccupati per i lavoratori del settore” ha detto Andrea Tronzano, assessore alle Attività Produttive. “Oggi, il problema dei piemontesi è il lavoro e noi vogliamo salvare i posti di lavoro”. E dall’importanza di conservare un’offerta legale, per arginare il mercato illegale: “Proibire vuol dire aprire alla illegalità: garantendo il gioco legale si limitano le infiltrazioni criminali. Chi ha eliminato il gioco legale ha invece favorito quello illegale: lo dimostra il fatto che gli interventi delle Forze dell’Ordine siano cresciuti“. Ma ha anche sottolineato che la legge del 2016 forse probabilmente non sta producendo gli effetti voluti: “I dati dei Monopoli dimostrano con chiarezza che il gioco non è affatto diminuito in Piemonte, si è solo spostato su altre tipologie”.

 

Il gioco in Piemonte è aumentato nonostante la legge regionale

Questa tesi l’ha sostenuta anche la AsTro – una delle associazioni che riunisce i gestori delle slot – che ha fatto leva su uno studio della CGIA di Mestre condotto su dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Ne emerge che il gioco, tra il 2016 e il 2018, è addirittura cresciuto. Il gioco a terra è effettivamente calato del 10% (da 5,1 a 4,6 miliardi) a causa del crollo nel settore degli apparecchi che complessivamente ha perso il 20%: è passato da 3,7 miliardi a poco meno di 3 miliardi. Per le macchinette però occorre precisare un dato: è vero che le AWP, le normali slot da bar, sono andate a picco (hanno perso il 46%, attestandosi a poco meno di 1,1 miliardi), ma almeno in parte questa perdita l’hanno compensata le vlt. Queste ultime hanno guadagnato l’11%, e hanno raggiunto gli 1,9 miliardi. Tutto il resto poi lo ha recuperato il gioco online che complessivamente è cresciuto del 47%, e ha superato i 2,1 miliardi. Alla fine insomma, le giocate complessive piazzate all’interno della Regione sono passate da 6,58 a 6,78 miliardi, il 3% in più nell’arco di due anni.

 

 

La maggioranza adesso punta tutto su un ddl

L’opposizione però ha continuato a alzare barricate e ha cercato in tutti i modi di paralizzare i lavori: dapprima ha presentato una pioggia di emendamenti, poi ha chiesto a più riprese che l’emendamento sul gioco tornasse in Commissione, di modo che fosse possibile effettuare un ciclo di audizioni. E alla fine è riuscita a far ritirare il testo. A Cirio e ai suoi non è rimasta alternativa che spingere su un ddl che la Lega aveva già presentato a gennaio per sostituire la legge regionale. Il testo taglia il distanziometro a 250 metri, e salva tutti gli esercizi già attivi. Vieta però, a partire dal 2021, di istallare macchinette nei locali con una superficie di meno 20mq, e detta una serie di restrizioni a quelli di dimensioni superiori. I titolari e i dipendenti delle sale sono tenuti poi a frequentare ogni due anni dei corsi di formazioni sui rischi legati al gioco, di modo che sappiano subito riconoscere i giocatori problematici.

 

Intanto per il momento, il PD esulta: “Voler modificare la normativa sulla ludopatia attraverso un emendamento all’Omnibus rappresentava un’inaccettabile forzatura” ha commentato ancora il capogruppo Raffaele Gallo. “Si torna al confronto, in Aula come in Commissione, dove potranno essere ascoltate le voci delle tante realtà associative e degli operatori”. Ma anche se dice di voler difendere l’attuale legge, il capogruppo PD riconosce anche che occorre “capire cosa ha funzionato e cosa no nella normativa approvata nella scorsa legislatura”.

Gioel Rigido