Anche la Toscana vieta le ticket redemption ai minori

Anche la Toscana vieta le ticket redemption ai minori

Legislazione

Anche la Toscana assesta un giro di vite alle ticket redemption. Si tratta di apparecchi – molto diffusi nelle sale giochi per minori – che consentono di partecipare a dei giochi di abilità. Alla fine della partita regalano una serie di tagliandi in base al punteggio realizzato. I tagliandi vengono poi convertiti in un premio, più se ne hanno, più il premio è bello. Si parte comunque da un valore modesto – una matita o una gomma – al massimo il premio può valere qualche decina di euro.

 

Un no unanime

In Toscana, il Consiglio Regionale ha votato un disegno di legge presentato da alcuni consiglieri del Partito Democratico. Il testo comunque ha ricevuto un sostegno trasversale, tanto che alla fine è stato approvato all’unanimità. In sostanza la legge vieta ai minori di 18 anni di giocare con le ticket redemption.

 

Anche se i premi hanno modesta entità, e le ticket redempion non offrono assolutamente dei giochi d’azzardo, secondo alcuni potrebbero far sviluppare una dipendenza. In sostanza – sostengono – il meccanismo della ricompensa alla lunga potrebbe generare una percezione sbagliata del gioco. Anche perché per vincere i premi più belli è comunque necessario giocare a lungo e spendere diversi soldi.

 

I precedenti

La Toscana non è l’unica Regione a aver fatto un simile ragionamento. La prima a vietare le ticket redemption è stata l’Emilia Romagna nel 2019. ““La prevenzione inizia dai più giovani” sottolineano gli assessori alle Politiche per la salute Sergio Venturi, e al Commercio Andrea Corsini. “Con queste disposizioni rafforziamo ulteriormente il nostro impegno per contrastare e ridurre il rischio della dipendenza da gioco d’azzardo a partire dalle fasce più esposte, più fragili. E, poiché si tratta di minori, il nostro forte auspicio è che anche i genitori facciano la loro parte e siano nostri alleati”. Poco dopo si sono unite anche la Basilicata e il Piemonte.

 

L’amusement batte i pugni sul tavolo

Il settore dell’amusement chiaramente non ha gradito affatto. “Come si fa solamente a pensare che un ticket, che porterà a vincere una macchinina, un peluche, un cuscino della propria squadra del cuore, possa creare una gratificazione che potrebbe sfociare nell’azzardo?” chiede ad esempio Domenico Distante, presidente di Sapar.

 

E ancora: “la Toscana vede dei pericoli dove invece regno il sano divertimento. Perché invece di dare sostanza a preconcetti basati sul niente non si tiene conto della scienza. Basta ricordare la ricerca, unica al mondo nel suo genere, sulle possibili problematiche legate alle ticket redemption, effettuata dall’Università Roma Tre. Questa ricerca, effettuata ribadisco da un’Università tra le più qualificate, ha dimostrato che non esistono fondamenti scientifici che colleghino queste macchine al gioco d’azzardo e alla ludopatia”.

 

Per i ricercatori non c’è nessun rischio

Distante si riferisce a una ricerca – condotta appunto dall’ateneo capitolino nel 2019 – commissionata dalla stessa Sapar, dal Consorzio Fee e da New Asgi, con il supporto di Euromat. Giovanni Mattia, professore associato del Dipartimento di Economia aziendale, ha riassunto con queste parole i risultati della ricerca: “Dalla letteratura scientifica esaminata non emergono studi che documentino la relazione tra pratica dei giochi d’abilita nelle sale gioco e dipendenza”.

 

“Forse” commenta ancora il presidente della Sapar, “chi propone questi accostamenti lo fa per cercare consensi. E qui sbagliano una seconda volta. Pensano davvero che questo porterà loro il consenso delle famiglie che accompagnano i figli a giocare nelle sale che ospitano le ticket redemption e non si pongono proprio il problema dell’azzardo perché sanno che è un luogo di puro divertimento?”

Gioel Rigido