America Latina, la nuova frontiera del gioco online

America Latina, la nuova frontiera del gioco online

Notizie dal mondo
  • E’ una delle Regioni dove il gioco online cresce più velocemente al mondo
  • Solo pochi Paesi hanno già adottato una normativa specifica, e alcuni si stanno muovendo solo adesso
  • Le potenzialità del settore sono ancora tutte da esplorare, anche perché c’è un immenso mercato nero da far emergere

L’America Latina è una delle regioni dove il gioco online cresce a ritmi più alti a livello mondiale, ma le possibilità di espansione sono ancora elevatissime. In termini di ricavi ha raggiunto i 6 miliardi di dollari, grazie a un bacino di utenti che va dal Messico alla Terra del Fuoco, e conta una popolazione che sfiora i 600 milioni di persone. Le “praterie” inesplorate, però, sono ancora smisurate: alcuni Paesi chiave – a iniziare dal Brasile che ospita circa un terzo della popolazione di tutta la regione – stanno aprendo solo adesso il settore; altri come il Messico non sembrano ancora aver compreso a pieno le possibilità che il mercato offre. Intanto però in tutti i Paesi si è creato un mercato parallelo, se non del tutto illegale, che è necessario far emergere. E poi ci sono altri fattori da tenere in considerazione – come la penetrazione di internet e l’utilizzo di forme di pagamento digitali – che stanno prendendo finalmente piede, e offrono ulteriori prospettive di sviluppo.

Brasile, il gigante addormentato

Il Brasile promette di diventare in breve tempo il maggiore dei mercati sudamericani, anche perché i brasiliani già sembrano degli assidui giocatori, solo che al momento utilizzano in massa i siti degli operatori non autorizzati: il mercato illegale secondo alcune stime raggiungerebbe addirittura ricavi tra i 6,4 e i 12 miliardi di dollari l’anno, una cifra che se venisse confermata sarebbe stratosferica, il doppio del mercato legale più di tutto il resto del Continente messo insieme. Nel dicembre del 2018 il Brasile ha approvato una legge ad hoc, ma poi tra Covid, giri di consultazioni e qualche ripensamento, il processo non è ancora giunto al termine. Al momento comunque la legalizzazione dovrebbe riguardare solamente le scommesse sportive, e le stime restano piuttosto prudenti, si parla di ricavi per circa 420-450 milioni di dollari l’anno entro il 2024. Per i giochi da casinò e il poker comunque il dibattito è in corso.

Il modello è molto simile a quello italiano: il gioco viene definito come un servizio pubblico che lo Stato intende affidare in concessione a degli operatori privati, al momento di parla di 30 concessioni. Gli ultimi aggiornamenti risalgono a agosto scorso, quando il presidente Jair Bolsonaro ha firmato un decreto che aggiunge le scommesse sportive ai cespiti del programma nazionale di privatizzazione. Da allora si attende la gara, ormai si ipotizza che il mercato verrà aperto a tutti gli effetti solo nel 2022, in tempo per i Mondiali di Calcio del Qatar. Intanto però gli operatori hanno ricevuto una prima doccia fredda, la legge del 2018 aveva fissato la tassazione all’1% della raccolta, ma l’aliquota – un anno fa circa – è stata portata al 3%.

Il Cile vuole recuperare in fretta il tempo perduto

Il Brasile però non è il solo Paese che sta cercando di aprire il mercato, proprio in queste settimane il Cile ha annunciato di voler accelerare l’iter, il Ministro delle Finanze Rodrigo Cerda vorrebbe presentare un disegno di legge addirittura entro il primo semestre di quest’anno (Fonte: casinoonlinechile.com). L’obiettivo è di costituire un mercato legale competitivo, che allo stesso tempo assicuri un’adeguata tutela dei giocatori, contrasti l’offerta non autorizzata, e porti delle risorse aggiuntive nelle casse dello Stato. Cerda non ha dato dettagli sul modello a cui si ispirerà il Cile, ma ha assicurato che il processo di legalizzazione riguarderà sia i giochi da casinò, sia le scommesse.

Il Messico regola l’online con una legge del 1947

La cosa particolare dell’America Latina è che ci sono alcuni Paesi che non hanno adottato una regolamentazione specifica per il gioco online, ma poi hanno un mercato del gioco online piuttosto florido. È il caso del Messico che secondo le stime genera ricavi per 2 miliardi di dollari l’anno, il 90% però finisce su dei siti non autorizzati. Il problema è che la legge sul gioco risale al 1947, e per forza di cose riguarda solamente il gioco fisico. Già da diverso tempo si tenta di varare una nuova regolamentazione, intanto sono stati inseriti alcuni emendamenti che disciplinano casi specifici; inoltre, dove si può, si applicano le norme scritte per il landbased. Alcune amministrazioni locali si sono mosse di propria iniziativa, consentendo alle case da gioco di offrire scommesse e casino games anche via internet. Anche per la tassazione tuttavia si fa capo alle norme per il gioco a terra – l’aliquota è del 30% sui ricavi – le case da gioco quindi hanno forti difficoltà a competere con gli operatori non autorizzati. A fine 2019 il Governo ha approvato un emendamento che impone alle compagnie estere di pagare un’aliquota del 20% sui servizi offerti online all’interno del Paese, si tratta però di una norma generale che riguarda tutti i servizi – una sorta di web tax insomma – e al momento non è chiaro se si applichi o meno al gambling. In Messico poi ci sono una serie di fattori che ostacolano la diffusione del gioco su internet: nonostante la popolazione sia vastissima – oltre 126 milioni di persone – il tasso di penetrazione di internet, ad esempio, è ancora relativamente contenuto, nel 2020 ha raggiunto il 63%, e si arriverà al 70% solo nel 2025. Inoltre anche gli strumenti di pagamento digitale sono ancora poco diffusi.

In Argentina ogni provincia va per conto suo

Anche quello che al momento è con ogni probabilità il maggiore mercato, l’Argentina, non può essere considerato maturo a tutti gli effetti. In termini di ricavi, il Paese genera 2,4 miliardi di dollari l’anno, il prodotto di punta sono le scommesse, ma l’offerta comprende tutti i prodotti. Il gioco online è legale dal 2006, ma poi ogni singola provincia deve adottare una propria regolamentazione. Finora lo hanno fatto solo in sette – tra cui quella di Buenos Aires che ospita circa un terzo della popolazione dello Stato – e altre sette hanno aperto il dibattito. Questa divisione territoriale implica che ogni sito di gioco possa accettare solo i giocatori che risiedono nella provincia. La tassazione è fissata a livello centrale, inizialmente si applicava un’aliquota del 2%, da quest’anno è salita al 5%. La maggior parte del gettito (il 95%) torna alle amministrazioni locali, solo il 5% va al Governo centrale e viene utilizzato per finanziare i progetti di sviluppo dell’operatore statale delle telecomunicazioni Arsat.

Il monopolio della Colombia e il mutuo riconoscimento del Perù

Il Perù finora ha adottato una sorta di sistema di mutuo riconoscimento, lo Stato non ha adottato una disciplina organica per il settore – nel 2017 è stato presentato un disegno di legge che ha anche passato diversi step dell’iter normativo, ma ancora non è stato approvato in via definitiva – e al momento gli operatori devono rispettare solamente alcuni divieti specifici (Fonte: casinoonlineperu.com.pe). Ad esempio non possono offrire scommesse sulle corse dei cani, e devono rispettare le norme a tutela dei minori e dei soggetti a rischio. Per il resto, il Perù fin dal 2008 ha aperto le porte anche ai colossi internazionali di scommesse e casinò online, per ottenere l’autorizzazione dell’ente regolatore, bisogna essere in possesso di una licenza rilasciata da un altro Paese.

La Colombia è stato uno dei pochi Paesi a aver disciplinato il gioco online in modo organico, la legge risale al 2016 e il settore è stato aperto a tutti gli effetti l’anno successivo. In questo caso il mercato è stato affidato in monopolio alla compagnia di Stato, la Coljuegos, che commercializza giochi da casinò, scommesse sportive, poker e altri prodotti (Fonte casinosonlineencolombia.co). Il mercato è cresciuto rapidamente, nei sei mesi del 2017 ha assicurato ricavi per 6,2 milioni di dollari, già nel 2018 è passato a 52 milioni, per poi raggiungere gli 81,4 milioni nel 2019.

Gioel Rigido