Malta, la legge salva-grigio sotto tiro incrociato

Malta, la legge salva-grigio sotto tiro incrociato

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Scoppia la guerra a tre sulla legge che Malta ha adottato a inizio estate per proteggere le attività in grigio dei propri operatori di gioco. La Commissione Europea, infatti, annuncia che sta studiando con attenzione quell’atto normativo, la Germania promette di mantenere alta l’attenzione, e Malta stessa invece ribadisce con veemenza che quella legge non viola nella maniera più assoluta il diritto comunitario.

Le richieste di risarcimento partono dai giocatori

Tutto nasce dal fatto che una serie di operatori maltesi hanno continuato a raccogliere puntate e scommesse anche in quei paesi dell’UE in cui il gioco online era vietato. Alcuni giocatori che avevano perso somme di denaro piuttosto rilevanti hanno pensato di rivolgersi ai tribunali nazionali. In sostanza hanno fatto leva sul fatto che quelle attività non fossero autorizzate per chiedere dei risarcimenti. E alcuni giudici – in particolare di Austria e Germania – hanno dato loro ragione, accordando degli indennizzi che arrivavano anche a 30mila euro.

Diverse compagnie di gioco, a quel punto, si sono adeguate alle sentenze e hanno risarcito i giocatori. Altre invece – forti del fatto di avere sede a Malta – le hanno invece ignorate. I giocatori più tenaci tuttavia si sono sobbarcati le spese legali e si sono rivolti ai giudici maltesi per ottenere dei provvedimenti esecutivi. Uno studio legale de La Valletta si sarebbe specializzato nel filone, avrebbe raccolto le cause di circa 1.500 giocatori, e in totale chiederebbe un rimborso di 40 milioni di euro.

Un tesoretto che Malta ha provato a proteggere con il cosiddetto disegno di legge 55. In sostanza questa norma -che si applica ai soli operatori del gioco online – vieta ai giudici maltesi di dare applicazione alle sentenze degli altri paesi UE. Ora, le polemiche sono esplose fin da subito. In molti hanno definito questo provvedimento un sotterfugio per proteggere le attività in grigio.

La Commissione indaga

L’eurodeputata tedesca Sabine Verheyen ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione Europea, chiedendo in buona sostanza cosa intendesse fare Bruxelles. Ma ha anche calcato la mano, domandando se il governo maltese avesse legami troppo stretti con l’industria del gioco. Non ha mancato di ricordare, infatti, gli scandali legati alla corruzione che in passato hanno sconvolto La Valletta.

Il Commissario alla Giustizia Didier Reynders ha assicurato che Bruxelles sta valutando se la norma si conforme al diritto comunitario, e ha già avviato un confronto con le autorità maltesi. Nessun elemento invece farebbe presumere legami troppo stretti tra governo e industria del gamblig.

Guerra tra enti regolatori

Adesso sulla questione sono intervenuti anche il regolatore tedesco – il GGL, Gemeinsamen Glücksspielbehörde der Länder – e quello maltese, la MGA. Il primo ha ribadito che la legge maltese sembra a tutti gli effetti in contrasto con le regole dell’UE, e in particolare con il Regolamento Bruxelles I bis del 2012 che disciplina proprio i poteri dei tribunali nazionali. Il GGL inoltre -anche se non intende intervenire direttamente nella vicenda – ha sottolienato di essere in contatto con le autorità nazionali e comunitarie per seguire gli sviluppi. Già il ministero della gistizia tedesco, comunque, ha avviato il dialogo con la Commissione.

A stretto giro ha risposto la MGA: il disegno di legge 55 “è pienamente in linea con i principi europei e con i diritti riconosciuti ai soggetti che operano nel mercato comune”. Inoltre ha ricordato che la Commissione Europea, nel 2017, aveva deciso di archiviare tutte le procedure di infrazione che aveva aperto sul gioco online. E questo dimostrerebbe come le licenze rilasciate da Malta non diano il diritto di offrire gioco online in tutta l’UE. Che detta così, sembra che Malta voglia semplicemente tirarsi fuori dalle liti tra gli altri paesi comunitari e i propri operatori.

Gioel Rigido