Per il gioco online arriva il bando fantasma

Per il gioco online arriva il bando fantasma

Notizie ITA
  • Il bando per le concessioni del gioco online è pronto, ma Monopoli di Stato e Ministero dell’Economia frenano
  • La gara suscita perplessità da tempo: troppo poche le concessioni in palio, e la base d’asta è decuplicata
  • Interviene anche l’Egba minacciando di rivolgersi alla Commissione Europea se il bando verrà pubblicato così com’è

 

Claudio Durigon e Marcello Minenna sconfessano la gara per le nuove concessioni il gioco online, anche se in realtà il bando sembra sia già pronto, in sostanza le Amministrazioni lo avrebbero scritto con una mano, mentre con l’altra si tappavano il naso. “Non nascondo che, tenendo conto di come funziona la rete internet, è necessario ampliare il numero di soggetti che operano. Chiudere il settore con delle barriere all’entrata è totalmente anacronistico” ha ammesso apertamente Minenna solo qualche giorno fa, intervenendo alla cerimonia per inaugurare la Casa dell’Anticontraffazione. Durigon invece conferma tra le righe che il bando sia stato scritto, ma che il Mef voglia tenerlo in un cassetto per un po’: “C’è una situazione di emergenza del settore che non possiamo nasconderci, stiamo compiendo un’attenta valutazione sul tema del bando per le concessioni online”. Intanto però sula, questione interviene anche l’Egba – la maggiore associazione europea degli operatori di gioco online – con quello che suona come un ultimatum: se il bando verrà pubblicato così com’è finirà direttamente di fronte alla Commissione Europea.

 

Poche concessioni e prezzi alle stelle

La gara in realtà scricchiola da tempo, non c’è solo il problema del numero delle concessioni, ma anche quello della base d’asta. E poi c’è anche quello collaterale delle tante licenze – le cosiddette comunitarie – scadute da qualche mese: per mantenerle in vita è stato necessario ricorrere al solito Tar Lazio. I contenuti della gara li ha definiti la legge di Bilancio 2020, inizialmente si era stabilito che il bando dovesse essere pubblicato entro il 31 dicembre 2020, il decreto Cura Italia poi ha fatto slittare il termine al 30 giugno di quest’anno. Tra una settimana.

 

La gara dovrebbe assegnare appena 40 licenze, e già questo è un limite notevole. Le concessioni in vigore infatti sono più del doppio, se ne contano quasi novanta. Inoltre, il bando dovrebbe consentire di entrare nel mercato italiano anche a quegli operatori che ne sono rimasti fuori, vuoi perché non hanno partecipato alle gare precedenti, vuoi perché semplicemente sono nati dopo. Ma se il numero di soggetti in lizza è nettamente superiore a quello delle licenze, il livello della competizione dovrebbe salire alle stelle. È forse anche per questo che il Legislatore del 2020 aveva previsto una base d’asta altissima, 2,5 milioni di euro a concessione, dieci volte di più dei prezzi previsti in passato: i vecchi titoli erano stati assegnati a 200mila o 350mila euro.

 

Lavori in corso…

Ora, il Parlamento sta cercando di intervenire da tempo, nei mesi scorsi più o meno tutti gli schieramenti politici hanno presentato degli emendamenti quantomeno per prorogare le concessioni comunitarie. Di proposte di questo genere continuano a arrivarne, le ultime verranno discusse con il decreto Sostegni Bis che in questo momento è all’esame della Camera.

 

Per il bando, invece, il discorso non è così facile, perché non si può inserire una norma nel primo decreto che passa: per come è scritta ora la gara dovrebbe fruttare allo Stato almeno 100 milioni di euro, somme peraltro già inserite a bilancio. Se venissero apportate delle modifiche, il tesoretto probabilmente si assottiglierebbe. In sostanza quindi la norma va inserita in un provvedimento che riguardi la finanza pubblica. C’è poi il fatto che tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi tempi hanno annunciato l’intenzione di riordinare il settore del gioco, l’occasione sarebbe stata l’ideale, solo che poi però non se n’è fatto nulla. Probabilmente insomma si dovrà aspettare la prossima Legge di Bilancio.

 

L’ultimatum dell’Egba

A rincarare la dose ci ha pensato poi anche l’Egba che – con una lettera inviata a ADM e a diversi Ministeri Italiani – ha chiesto di bloccare la gara, altrimenti si rivolgerà direttamente alla Commissione Europea. Il problema, secondo l’associazione, è che il bando è una regola tecnica e quindi deve rispettare un iter rigido prima di poter essere indetto. La normativa comunitaria infatti prevede che le regole tecniche vengano notificate alla Commissione Europea e osservino un periodo di stop di 3 mesi – il cosiddetto stand still – nel corso del quale la stessa Commissione e gli altri Paesi possono formulare delle osservazioni, o muovere delle critiche. In effetti l’Italia ha seguito questa trafila quando ha assegnato le precedenti concessioni dell’online. Di qui, quindi, l’invito alle autorità italiane a rispettare “la procedura di notifica corretta e il termine sospensivo di tre mesi”, altrimenti l’Egba chiederà l’intervento di Bruxelles.

 

Questa procedura servirebbe a prendere un po’ di tempo, l’associazione però spera che il bando venga riscritto. Anche essa infatti critica sia il numero troppo esiguo di concessioni (ricordando che la Commissione era già intervenuta su un caso analogo, ovvero sul tentativo da parte della Germania di assegnare appena 20 licenze per le scommesse online), sia il prezzo eccessivo (che non è in linea né con gli importi stabiliti finora dall’Italia, né con quelli chiesti in altri mercati paragonabili al nostro). Sebbene ammetta che l’Italia sia libera di fissare i paletti che vuole, avverte però che in questo modo “diminuirà l’attrattiva della sua offerta legale per i propri giocatori, i quali potrebbero voler continuare a giocare con operatori che al momento possiedono una concessione, ma presto potrebbero esserne privi se non riusciranno ad ottenerne una nuova, oppure saranno tentati di giocare o continueranno a giocare su siti di operatori non autorizzati e residenti extra Unione Europea, i quali offrono promozioni commerciali più attrattive e pubblicizzano i loro servizi in maniera aggressiva attraverso diversi canali di comunicazione”. E questo, ovviamente, pregiudicherà l’obiettivo principale che il sistema intendeva perseguire, “ovvero la protezione dei consumatori, dato che le restrizioni spingeranno i giocatori italiani verso il mercato nero non regolato”.

Gioel Rigido