Il Piemonte cambia le distanze, ma il gioco ha perso 5 anni

Il Piemonte cambia le distanze, ma il gioco ha perso 5 anni

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  • La Regione Piemonte approva una nuova legge sul gioco che rivede il distanziometro e salva le sale aperte prima del 2016
  • La riforma arriva però tardi, quando la prima legge ha già prodotto tutti i suoi effetti
  • La riforma però divide la stessa maggioranza, mentre l’opposizione solleva pesanti critiche e chiede l’intervento della Corte Costituzionale

 

Il Consiglio Regionale del Piemonte alla fine ha approvato la nuova legge che rivede la disciplina sul gioco, ma la battaglia in questi mesi è stata accesissima. Tra maggioranza di Centro-Destra e opposizione in Consiglio sono volate parole grosse a più riprese, e le stesse forze di governo hanno mostrato diverse divergenze, tanto che il testo di legge è stato presentato, ritirato, riscritto e emendato e alla fine Fratelli d’Italia si è astenuta.

 

Nel dibattito poi sono intervenuti i sindaci dei Comuni piemontesi – a iniziare dalla prima cittadina di Torino Chiara Appendino – e diversi politici nazionali per chiedere di non modificare il vecchio testo. Dall’altro lato però c’erano i lavoratori delle sale e le associazioni di categoria che hanno organizzato diverse manifestazioni sotto la sede della Regione per gridare che il gioco legale va tutelato, altrimenti si favorisce quello illegale. Il voto dei giorni scorsi poi non sembra aver esaurito lo scontro, tanto che c’è chi chiede di portare la nuova legge di fronte alla Corte Costituzionale.

 

La tagliola del vecchio distanziometro

Il Piemonte ha approvato la prima legge sul gioco nel 2016, tutti i termini e gli step previsti ormai hanno avuto piena applicazione, e così il numero delle slot presenti sul territorio è stato tagliato drasticamente. Per i Comuni con meno di 5mila abitanti, il distanziometro veniva fissato in 300 metri, per gli altri valevano i canonici 500 metri. Le restrizioni hanno colpito prima gli esercizi generalisti, e poi le sale da gioco vere e proprie. I primi a doversi adeguare, già nel 2017, sono stati quindi le tabaccherie, i bar e gli altri esercizi generalisti. Nel 2019 è arrivato il turno delle sale che erano state aperte prima del 2014, a maggio scorso poi è toccato alle sale autorizzate a partire dal 2015.

 

L’unica soluzione per conservare le macchinette era trasferire l’attività in dei locali lontani dai luoghi sensibili: alcuni lo hanno fatto, delle sale addirittura hanno deciso di andare in un’altra Regione, sperando in un regime più favorevole. Ma questa soluzione non era praticabile per tutti, le tabaccherie ad esempio devono chiedere l’autorizzazione per cambiare sede e rispettare una distanza determinata dalle altre rivendite. Inoltre, e questo vale anche per i bar, rischiano di perdere la clientela che hanno fidelizzato nel corso del tempo. La soluzione meno dolorosa nella maggior parte dei casi è stata quindi quella di rinunciare alle slot.

 

Con la nuova legge salve le sale aperte prima del 2016

La nuova legge elimina il cosiddetto distanziometro retroattivo, vale a dire che le sale che erano già attive nel 2016 non saranno più tenute a rispettare la misura. E se hanno già tolto le macchinette, potranno chiederle di re-istallarle. I distanziometro si accorcia poi peri Comuni con oltre 5mila abitanti, passa infatti da 500 a 400 metri.

 

La legge poi adotta due fasce orarie, una per le sale da gioco e agenzie scommesse, l’altra per gli esercizi generalisti. Per le prime si tratta di uno stop di 8 ore, dovranno interrompere le attività dalle 2 di notte alle 10 del mattino. Per i secondi invece lo stop copre dieci ore: dovranno chiudere gli spazi gioco dalle 24 alle 8, e poi per altre due ore in concomitanza dell’uscita dalle scuole dalle 13 alle 15.

 

Previsti anche dei limiti al numero delle macchine che si possono istallare nei locali, a seconda della superficie. Valgono però solo per le nuove aperture, l’installazione di nuovi apparecchi e le attività che si trasferiscono di sede. Gli esercizi con una superficie al di sotto dei 25 metri quadri non potranno ospitare macchinette, quelli tra i 25 e 50 metri quadri ne potranno istallare una, quelli oltre i 50 metri quadri al massimo due.

 

Il settore del gioco festeggia a metà

Il settore del gioco festeggia, ma con moderazione, probabilmente anche perché “Per alcuni questa nuova legge è una boccata d’ossigeno, ma certo per altri arriva tardi” spiega Salvatore Barbieri, presidente di Ascob, sottolineando che la legge del 2016 ha già prodotto tutti i suoi effetti. “Meglio tardi che mai, ma adesso occorre recuperare questi 5 anni, quelli non ce li restituirà nessuno”. E poi riferendosi alla situazione particolare delle sale Bingo: “molte sale hanno dovuto togliere le AWP e le Vlt. Senza queste risorse sono entrate in crisi, magari sono state cedute a dei grandi operatori. Poi si è aggiunta la pandemia e il lockdown. E diverse sale potrebbero non farcela più”. Almeno c’è una consolazione: “Speriamo che il voto di ieri sia uno spunto anche per alle altre Amministrazioni, a iniziare dalla Regione Lazio”.

 

Perché quella del Piemonte infatti è solo una battaglia. C’è da dire che anche in altre Regioni – ad esempio la Calabria e la Puglia il settore è riuscito a ottenere delle normative più morbide – ma ci sono altre Regioni dove la situazione rischia di diventare critica ben presto, a iniziare dal Lazio e dall’Emilia Romagna.

 

La politica è spaccata

Rivendica invece il successo Claudio Leone, consigliere regionale della Lega: “Oggi è stato approvato un provvedimento che cancella l’abominio giuridico della retroattività, tutela i posti di lavoro, combatte le infiltrazioni della criminalità che prospera nell’illegale e fornirà nuovi e più incisivi strumenti e maggiori risorse per contrastare la ludopatia e per tutelare i nostri giovani”.

 

Secondo Fratelli d’Italia – che sul gioco si è sganciato dalla maggioranza e si è astenuto – le priorità in questo momento sono altre: “Il rilancio non passa dalle slot. Lavoro e periferie sono la vera priorità” commenta Giorgia Meloni. Anche se riconosce che “La retroattività del distanziometro non ha alcun senso”, poi aggiunge subito: “penso che occorra continuare a combattere la ludopatia e che anzi vadano conferiti ai sindaci poteri di contrasto al gioco e strumenti efficaci per combattere le infiltrazioni mafiose”.

 

Sul versante opposto c’è Giorgio Bertola, consigliere regionale 5Stelle che ha difeso in tutti i modi la legge originaria: “Questa partita è persa, ma non finisce qui. La legge presenta molte illegittimità e verrà impugnata dalla Corte Costituzionale”. E di Corte Costituzionale parla anche Giovanni Endrizzi, senatore dei 5Stelle che ha seguito da vicino il dibattito: “Il disegno di legge votato dalla destra in Piemonte è vergognoso. Oggi la Lega depotenzia una legge virtuosa che i tribunali amministrativi e la Corte Costituzionale avevano riconosciuto come pienamente legittima e proporzionata”.

Gioel Rigido