Sul futuro di Global Starnet, lo Stato litiga con lo Stato

Sul futuro di Global Starnet, lo Stato litiga con lo Stato

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  • ADM revoca definitivamente la concessione a Global Starnet
  • La compagnia dovrebbe cessare le attività a fine anno, ma questa volta sono gli amministratori giudiziari ad annunciare ricorso
  • Il provvedimento di ADM potrebbe mettere a rischio gli interessi dello Stato, e il processo penale di fronte al Tribunale di Roma
  • Inoltre, bisogna capire come cedere gli asset della Global Starnet. La procedura è disciplinata dalla concessione, che però è ancora quella del 2004

 

La vicenda della Global Starnet alla fine mette lo Stato contro lo Stato. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sembra pronta a revocare la concessione e annuncia che il colosso delle slot e delle vlt cesserà le operazioni a fine anno. Ma subito dopo intervengono gli amministratori giudiziari – che gestiscono la società nel 2015 su incarico del GIP di Roma – e spiegano che impugneranno la revoca di fronte al TAR Lazio. E peraltro, per la prima volta i guardiani si schierano al fianco dei sorvegliati speciali.

 

Insomma, la lunga querelle giudiziaria che va avanti da quasi dieci anni non è affatto conclusa. Anzi, la matassa è sempre più intricata. Anche perché in ballo ci sono tutta una serie di altri soggetti, e ognuno tira un filo: l’Erario, i gestori che istallano le macchine, gli altri concessionari, i magistrati del processo Rouge et Noir, i politici regionali, e la Corte dei Conti con la sua condanna da 335 milioni.

 

L’inchiesta Rouge et Noir

Tutto parte con l’inchiesta Rouge et Noir, siamo nel 2015 e i magistrati indagano su una serie di operazioni sospette effettuate dalla compagnia. La Global Starnet ha diverse pendenze con il fisco e per saldarle, fa ricorso alla rateizzazione. È un iter che viene previsto dall’ordinamento italiano e che consente di pagare nel tempo dei debiti ingenti.

 

Il problema è che in quel periodo, la compagnia non è affatto in difficoltà economiche, visto che trasferisce oltre 200 milioni di euro a delle società estere che fanno parte dello stesso gruppo. E questo comportamento – secondo i magistrati – integra il reato di riciclaggio internazionale.

 

Ma poi, c’è anche il fatto che, secondo gli inquirenti, quei soldi vengano usati per versare alcune mazzette. In parte sembra siano stati usati per acquistare da Alleanza Nazionale la casa di Montecarlo, e infatti nel processo sono imputati anche Gianfranco Fini e la famiglia Tulliani.

 

Anche per le slot è tempo di proroga

In seguito all’inchiesta, l’ADM avvia l’iter per la revoca della concessione. Chiaramente la compagnia impugna il provvedimento, tra primo e secondo grado, si arriva all’ottobre 2021 quando il Consiglio di Stato legittima l’operato dell’Amministrazione in via definitiva.

 

La sentenza però lì per lì sembra non produrre effetto fino a qualche settimana fa, quando ADM è costretta a prorogare le concessioni di tutti gli operatori degli apparecchi. Il copione è lo stesso già seguito nel caso delle scommesse e del bingo: le autorizzazioni arrivano a scadenza, ma è impossibile indire la nuova gara. L’unica soluzione quindi è di prorogare i vecchi titoli, quelli degli apparecchi andranno avanti per un altro anno ancora, quindi fino a giugno 2023.

 

La revoca della concessione

ADM però in quel provvedimento precisa che dalla proroga è esclusa la Global Starnet: la compagnia uscirà definitivamente di scena a fine anno. In sostanza, l’Amministrazione lo mette come un atto dovuto, visto che il provvedimento del Consiglio di Stato è “divenuto definitivamente efficace e inoppugnabile”.

 

In realtà la compagnia non molla la presa e ha utilizzato tutti gli strumenti di cui disponeva: giudizio per revocazione di fronte allo stesso Consiglio di Stato, ricorso per Cassazione, e persino un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

 

La revoca in ogni caso danneggia altri pezzi dello Stato. E infatti a stretto giro gli amministratori giudiziari – quindi i rappresentanti di un altro pezzo dello Stato – annunciano che impugneranno il provvedimento dell’ente regolatore. L’ordine di fare ricorso arriva nientemeno che dal GIP del Tribunale di Roma, appunto quello che sta indagando sul processo Rouge et Noir e che ha disposto il sequestro.

 

Il ricorso serve a tutelare gli “interessi dell’azienda in sequestro nonché degli interessi dei terzi creditori privati e pubblici”. Insomma, se l’azienda viene ceduta in qualche modo, non si danneggiano solo gli azionisti, ma rischia di rimetterci anche l’Erario.

 

Stato contro Stato

L’amministrazione giudiziaria infatti non serve solamente a evitare che vengano compiuti altri reati, ma anche a preservare il valore della società fino alla fine del processo. Se si arriverà a condannare definitivamente proprietari e manager, la compagnia verrà confiscata e usata per pagare tutti i debiti. Se invece i vertici verranno assolti, la compagnia dovrà essere loro restituita.

 

Peraltro, i proprietari in uno dei tanti ricorsi avevano stimato il valore della compagnia in 984 milioni di euro. Se la Global Starnet venisse smembrata inutilmente, lo Stato dovrebbe pagare un cospicuo risarcimento.

 

Ora, inutile farsi illusioni, la vicenda è talmente intricata che ci vorranno anni per arrivare alla sentenza definitiva. Anzi, per quanto le accuse siano pesanti, non si può nemmeno escludere che fino ad allora scatti la prescrizione. In ogni caso, gli amministratori giudiziari dovranno mantenere la compagnia in piedi fino a quel momento. Tanto che se fosse stata indetta la nuova gara, avrebbero dovuto partecipare.

 

Il provvedimento emesso dai Monopoli invece punta a chiudere la compagnia e a monetizzarla in qualche modo. E di conseguenza rischia di compromettere il sequestro disposto dal GIP. Insomma, gli amministratori giudiziari non hanno alternativa che dare battaglia.

 

Gli altri nodi da sciogliere

Sulla compagnia pende la sanzione da 335 milioni di euro che ha disposto la Corte dei Conti. Si tratta di un altro processo, quello sulle maxipenali, tutti gli operatori degli apparecchi all’epoca vennero accusati di aver realizzato la rete di controllo in tempi troppo lunghi. Anche quella è una vicenda infinita. Probabilmente oggi la compagnia ha in pancia parecchi soldi, visto che da quando è sotto sequestro non può distribuire utili, ma difficilmente potrebbe saldare il conto.

 

E poi c’è il problema della rete delle slot, gli ultimi censimenti ufficiali risalgono al 2017 e la Global Starnet gestiva qualcosa come il 13,5% delle macchine italiane. Viene da pensare che da allora la quota abbia subito delle oscillazioni, ma comunque siamo in quell’ordine di grandezza. Adesso, tutte quelle slot e quelle vlt dovrebbero essere affidate a uno o più concessionari.

 

E qui entrano in gioco le leggi regionali. Alcune infatti considerano una nuova istallazione le slot e le vlt che vengono staccate dalla rete di un concessionario e attaccate a un’altra. In altre parole, se a Global Starnet subentra un altro operatore, le macchine devono rispettare le distanze. E quelle che non lo fanno devono essere trasferite. Succederà in Friuli Venezia Giulia e, soprattutto, in Lombardia, che da sola ospita oltre un sesto delle macchine.

 

La concessione fantasma…

Ma soprattutto bisogna anche capire come far entrare i nuovi concessionari, perché l’iter da seguire in caso di revoca lo stabilisce la concessione. Il problema è che – a quanto pare – per la Global Starnet occorre fare riferimento non a quella del 2012, ma a quella del 2004. La società dovrebbe operare ancora con quella originaria, anche in questo caso, grazie a un lungo scontro legale.

 

In sostanza la compagnia ha sì partecipato alla gara del 2012, ma poi per diversi anni si è battuta per non firmare la nuova concessione. E ha ottenuto il placet del Consiglio di Stato, tanto che alla fine l’Amministrazione ha predisposto un atto integrativo. Si trattava soprattutto di far rispettare alla compagnia una serie di requisiti di solidità finanziaria e di trasparenza sui titolari delle quote. Da qualche anno il Legislatore li aveva imposti a tutti i concessionari dei giochi.

 

Anche qui soni piovuti i ricorsi, e sono passati gli anni. Poi la questione è finita in secondo piano, nel mentre infatti la società era stata messa in amministrazione giudiziaria, e ADM aveva avviato l’iter per la decadenza dell’autorizzazione originaria. La stessa Amministrazione insomma dovrebbe aver perso interesse a far firmare la nuova concessione. Il condizionale è d’obbligo, perché Piazza Mastai – che SlotJava ha interpellato – non fornisce chiarimenti. Ma viene da pensare che la firma dell’atto integrativo a quel punto avrebbe contraddetto l’iter di revoca.

 

e la concessione zombie

Comunque, all’epoca della gara del 2004 venne stilata una graduatoria degli operatori. Nel caso uno fosse incorso nella revoca, la sua rete sarebbe stata trasferita in tutto o in parte al primo della lista, la Cirsa. E in caso di rifiuto al secondo, la Sisal. Al di là del fatto che sono passati 18 anni, secondo gli esperti di settore al giorno d’oggi potrebbe essere difficile seguire quella graduatoria. Senza contare che non si capisce se il passaggio di consegne sia gratuito o oneroso. Come abbiamo detto, ADM non può regalare Global Starnet a nessuno. Ma poi bisogna anche vedere se c’è qualcuno che può comprarla.

 

L’Amministrazione comunque sembra stia studiando una soluzione alternativa. E probabilmente dovrà trovarla con il benestare di tutti gli altri concessionari, altrimenti verrebbe sommersa dai ricorsi. E magari dovrebbe interpellare anche i gestori. Non può limitarsi a staccarli dalla Global Starnet, per riallacciarli a un nuovo operatore, visto che in questo modo deciderebbe le condizioni contrattuali che devono rispettare.

Gioel Rigido