Slot, il Consiglio di Stato si divide sulle distanze

Slot, il Consiglio di Stato si divide sulle distanze

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Il Consiglio di Stato – la Quarta Sezione – blocca fino a gennaio il distanziometro di Trento, e anticipa che per tutelare la salute non si può arrivare a annullare del tutto gli altri diritti costituzionali. Intanto però, lo stesso Consiglio di Stato – questa volta la Sesta Sezione – conferma la legittimità del distanziometro di Bolzano, quindi dell’altra provincia del Trentino Alto-Adige. E in questo caso sembra affermare l’esatto opposto.

Il distanziometro è quello strumento che Regioni e Comuni hanno messo a punto per limitare la diffusione delle slot. In sostanza vietano di aprire le sale a meno di alcune centinaia di metri da luoghi sensibili come scuole e chiese. L’elenco nella maggior parte dei casi è talmente lungo da coprire tutto o quasi il territorio. A quel punto le sale diventano del tutto fuori legge, si crea il cosiddetto effetto espulsivo.

 

La decisione di Trento

Nel caso di Trento, il Presidente della Sezione ha emesso un decreto d’urgenza, un provvedimento che resterà in piedi per qualche settimana, fino all’udienza del 12 gennaio. Quando bisognerà decidere fino a dove si può spingere un distanziometro.

Il Presidente spiega infatti che la tutela della salute – che sicuramente va assicurata – non può diventare un “diritto tiranno”. Quindi non può annullare del tutto la tutela degli altri diritti costituzionali, come quello di impresa, che invocano le sale da gioco. Il Presidente ritiene anche che sembra sbagliato calcolare le distanze con il compasso – che amplia la portata del distanziometro – invece che sulla base del percorso pedonale. E ancora, ricorda che quello del distanziometro è un problema che riguarda più Regioni, come l’Emilia Romagna, sulla quale ci sono una serie di sentenze in arrivo.

Queste parole sembrano aver convinto il Comune di Trento a sospendere i controlli. In una lettera inviata alle sale e alle associazioni di categoria, spiega infatti che “ritiene di sospendere le funzioni di controllo e vigilanza fino a diversa comunicazione”.

 

La decisione di Bolzano

È presto per cantare vittoria, ma non si può fare a meno di notare che è quello che gli operatori cercano di sostenere da anni. Inutilmente però. Basti pensare che a novembre lo stesso Consiglio di Stato – anche se una Sezione differente – ha grossomodo affermato il contrario. In quel caso si discuteva del distanziometro di Bolzano e i giudici avevano chiesto a un perito di verificare quanta parte del territorio fosse coperta dal distanziometro. Le percentuali erano sempre elevatissime, nel caso di Bolzano città si arriva al 97,3%.

Per i giudici, il perito ha tuttavia escluso che ci sia un effetto espulsivo, sebbene abbia messo in evidenza “alcune possibili criticità dovute all’indeterminatezza dei concetti giuridici contenuti nella legge provinciale“. E hanno citato una frase un po’ ambigua della perizia: “Tale risultato – gli effetti del distanziometro, NdR – dipende dalle ipotesi fatte in merito alla distanza minima e all’individuazione dei luoghi sensibili. È sufficiente modificare una sola di queste variabili per ottenere conclusioni diametralmente opposte”.

Letto così sembra voler dire: basta ridurre le distanze o accorciare la lista dei luoghi sensibili, e l’impatto sarà minore. Senza dubbio. Solo che al momento però distanze e luoghi sensibili sono rimasti quelli, e quindi anche il risultato del distanziometro non è cambiato.

Gioel Rigido