Nuovo scacco a Stanley, Gip sequestra insegne e marchi

  StanleyBet rischia di finire presto sotto sequestro. O almeno, la divisione terrestre, la vasta rete di Ctd che opera da decenni in Italia. Il bookmaker invece potrebbe continuare a operare online, visto che comunque da tempo ha acquisito una concessione per il gioco a distanza. A tentare di dare scacco al bookmaker anglo-matese questa volta è il Gip di Catanzaro. Secondo quanto riportano diverse fonti di stampa - la notizia ancora non ha una conferma ufficiale - il giudice in buona sostanza accusa il bookmaker di aver operato senza la concessione rilasciata dai Monopoli di Stato, e senza la licenza di pubblica sicurezza che invece viene siglata dalla Questura. Di conseguenza StanleyBet e la rete dei Ctd avrebbero raccolto illegalmente le scommesse. Che detta così suona un po’ come la scoperta dell’acqua calda.  

Stanley nasce prima della rete legale

Il bookmaker anglo-maltese opera in Italia dalla fine degli anni ‘90, ha iniziato a raccogliere scommesse su eventi sportivi ben prima che venisse creata la rete legale. E di certo non lo ha fatto senza che nessuno dicesse niente. Fin da subito si è cercato un modo di dichiarare Stanley illegale, o quantomeno di ostacolarne l'attività. Forze di polizia e tribunali hanno cercato di fermarlo con tutti i mezzi possibili: sequestri, sanzioni, processi penali... L'ente regolatore e i governi, invece, hanno studiato di volta in volta nuovi strumenti giuridici per metterlo fuori gioco, fino ad arrivare al pesantissimo prelievo fiscale lanciato ormai una dozzina di anni fa. Nulla però ha veramente funzionato. Stanley per venti anni si è difesa palmo a palmo in ogni tribunale. E fin dall'inizio è riuscita a portare lo scontro anche di fronte alla Corte di Giustizia. Secondo i giudici europei, i primi bandi che l’Italia ha lanciato per distribuire le concessioni discriminavano gli operatori comunitari. Le gare successive poi non hanno sanato le irregolarità. Di conseguenza quasi tutti strumenti studiati per cacciare Stanley dal mercato italiano sono stati dichiarati illegittimi. Il bookmaker anglo-maltese è sempre lì e, oltretutto, nel corso degli anni si è guadagnato uno status giuridico tutto suo. Di certo non è illegale, ma non è nemmeno propriamente legale.  

Il provvedimento del Gip di Catanzaro

Il Gip di Catanzaro questa volta però ha disposto il sequestro preventivo delle insegne e dei marchi che espongono i centri. Visto che non hanno la concessione, infatti, i Ctd non possono esporre le insegne. Ma secondo il giudice, dal momento che non offrono un servizio riconosciuto, non hanno nemmeno il diritto di raccogliere denaro - le puntate - dai giocatori. Il decreto inoltre sembra anche accennare a una possibile evasione fiscale: ricorda infatti che il sistema informatico di accettazione delle scommesse non è collegato al totalizzatore nazionale. Si tratta del cervellone gestito dalla Sogei che memorizza tutte le puntate piazzate nella rete legale. Questo sistema serve ovviamente a monitorare il settore, ma anche a calcolare le tasse che ogni operatore deve pagare. Per Stanley com’è facile immaginare tutto questo non avviene. Ma a questo proposito, bisogna anche ricordare che la norma che impone anche agli operatori paralleli di pagare le tasse prevede anche un sistema di calcolo apposito. Quando non si riesce a ricostruire il volume d’affari di ogni Ctd, si usano le medie della raccolta nella provincia. Per il momento, il decreto è stato eseguito nei confronti di un solo Ctd, la Polizia Giudiziaria della Procura di Catanzaro ha disposto la chiusura di un centro nel capoluogo calabrese. Ma poi il provvedimento dovrebbe coinvolgere tutta la rete, nel caso le forze dell’ordine nelle prossime settimane fermeranno anche tutti gli altri centri.  

Stanley apprende la notizia solamente dalla stampa

La Stanley per ora non commenta direttamente la notizia, si limita a diffondere una nota dell’avvocato Daniela Agnello, la storica legale che ha guidato tutte le battaglie giudiziarie. L’avvocato sottolinea che la compagnia non ha ancora ricevuto nessun provvedimento, e di aver appreso la notizia “solo da fonti giornalistiche”. E rincara la dose: “Nell’attesa di ricevere formali comunicazioni e avviare i tempestivi rimedi processuali si manifesta al momento solo il profondo sconcerto di appendere notizie del genere dagli organi di stampa anziché dalla Procura della Repubblica”. Ma sottolinea anche che a quanto pare il decreto va contro “le recentissime sentenze emesse dai supremi giudici italiani che ritengono la posizione della società come un’eccezione alla regola”. La Cassazione – sottolinea infime l’avvocato Agnello – ha infatti definito quella di Stanley una “attività trasparente e lecita”, mentre il Consiglio di Stato ha parlato di “attività regolare e sanata dalla giurisprudenza”.