Le sale da gioco riaprono i battenti. Quasi ovunque

Le sale da gioco riaprono i battenti. Quasi ovunque

Notizie ITA
  • Il Governo dà il via libera per la riapertura delle sale da gioco
  • Alle Regioni spetta però l’ultima parola, e devono verificare che le condizioni sanitarie consentano agli operatori dei giochi di riprendere le attività
  • La maggior parte delle Regioni ha già fissato delle date, ma il Lazio rinvia l’apertura al 1° luglio, e la provincia di Trento va addirittura oltre

 

Tutti pronti, si riparte, ma non ovunque, e magari nemmeno subito. Il premier Giuseppe Conte – dopo mesi di silenzio sul settore – nella conferenza stampa con cui annunciava il decreto sulla Fase 3 ha nominato anche le sale da gioco tra le attività che avrebbero potuto riaprire i battenti dal lunedì successivo, il 15 giugno. A condizione però che le Regioni e le Province Autonome accertino che la situazione epidemiologica lo consenta. Insomma, ha rimesso la decisione finale alle Regioni, che in teoria dovrebbero essere più sensibili ai problemi dei lavoratori e delle piccole imprese che operano sul territorio. E invece il quadro si è complicato.

 

Delle Regioni infatti hanno immediatamente messo nero su bianco delle date certe, alcune si sono mosse addirittura prima che il Governo desse formalmente il via libera, altre – come il Lazio – invece hanno fatto slittare di settimane il termine, e altre ancora semplicemente non hanno preso posizione.

 

Le sale da gioco, i bingo e le agenzie di scommesse dal canto loro sono state chiuse l’8 marzo per arginare la diffusione del Covid-19, e adesso scalpitano per poter riprendere le attività, nelle scorse settimane gli operatori hanno manifestato in varie parti d’Italia – Milano, Napoli, Torino, Palermo, Pescara e persino Roma – alcuni dipendenti hanno intrapreso un sciopero della fame per attirare l’attenzione pubblica, e le associazioni hanno cercato di sensibilizzare politici e sindacati. E pian piano qualcosa è cambiato.

 

La maggior parte delle Regioni è ai nastri di partenza

Le prime Regioni a intervenire sono state il Molise e la Toscana, che appunto hanno anticipato il Premier con delle ordinanze del 10 giugno. Nel caso del Molise la norma era immediatamente esecutiva, la Toscana, invece, ha consentito la riapertura a partire da sabato 13. Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta si sono mosse a stretto giro, e hanno rispettato il termine del 15 giugno fissato da Conte. Nonostante la situazione epidemiologia in Lombardia sia ancora abbastanza complessa, il Governatore Attilio Fontana ha deciso di dare il via libera fin da subito, anche in questo caso le sale da gioco possono riaprire i battenti dal 15 giugno. Ma sono tenute a rispettare una serie di norme molto severe per evitare che il Covid si diffonda ulteriormente. Per la Regione Liguria, il governatore Giovanni Toti ha stabilito due termini: il 16 giugno per il casinò di Sanremo, il 19 per tutte le sale da gioco. Il 19 riaprono anche le sale di Veneto e Calabria. Bisogna attendere il 19 anche in Emilia Romagna, se tutto va bene però, perché il governatore Stefano Bonaccini deve ancora adottare le linee guida.

 

Qualcuno ci pensa su…

Ancora nulla dalle Marche, che però sembrano decise a intervenire nel giro di poche ore. Nessuna data nemmeno per la provincia di Bolzano, nonostante qui l’amministrazione locale abbia avviato prestissimo la Fase 2, e la diffusione del virus sia pressoché prossima allo zero. Bolzano è tra le amministrazioni che finora hanno adottato le discipline più restrittive sul gioco – il distanziometro qui ha progressivamente messo fuori legge la maggior parte delle sale – e gli operatori temono che si voglia ritardare l’apertura quanto più possibile.

 

Il Lazio rinvia di due settimane, Trento si prende addirittura un mese

Le situazioni più preoccupanti però ci sono nel Lazio e nella Provincia di Trento. Il governatore Nicola Zingaretti ha stabilito – con un’ordinanza di sabato 13 – che consentirà la riapertura delle sale da gioco, e anche delle discoteche all’aperto, solo il 1° luglio. E le proteste sono arrivate immediatamente. I titolari di agenzie e bingo hanno preso a appendere sulle vetrine un volantino di protesta, spiegando che la sala rimane chiusa per “volontà” del Governatore.

 

“Del tutto scellerata e ingiustificabile la decisione del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti” ha tuonato Domenico Distante, presidente della Sapar, l’associazione dei gestori delle slot. “Ci troviamo di fronte a decisioni che non hanno alcuna giustificazione oggettiva considerando quella che è la mappa dei contagi in tutte le regioni italiane, la maggior parte delle quali hanno sbloccato la situazione in tutti i settori produttivi, compresi quelle legati alla filiera del gioco pubblico”.

 

Massimiliano Pucci, presidente dell’associazione As.Tro ha scritto direttamente a Zingaretti per sottolineare che questa decisione lascia “alla deriva centinaia di aziende e decine di migliaia di famiglie di lavoratori del settore che, proprio da oggi, perderanno anche il sussidio degli ammortizzatori sociali”. E quindi ha descritto il rinvio al 1° luglio come una discriminazione nei confronti del settore: “nel Lazio sono già ripartite le palestre, le piscine, i ristoranti, i bar, i pub, i centri estetici, i centri benessere, i tatuatori, tutto. Sono attività che presentano un evidente rischio di contagio uguale se non superiore a quelle delle sale giochi e delle sale scommesse”.

 

La CGSS presidia la Regione Lazio

La protesta più forte però al momento l’ha organizzata la Confederazione Gestori Sale Scommesse che da lunedì 15 ha allestito un presidio permanente sotto la sede della Regione, e ha subito ottenuto un incontro con Albino Ruberti, capo di Gabinetto di Zingaretti. “Dopo quasi quattro mesi di chiusura forzata siamo allo stremo delle forze e delle risorse economiche e anche solo due settimane di chiusura in più potrebbero determinare la chiusura definitiva per tantissime attività del comparto” ha spiegato Christian Evangelisti, portavoce della Federazione, che ha poi invitati anche le altre Sigle a unirsi alla protesta.

 

Sulla situazione del Lazio, è intervenuta a più riprese anche la Lega che ad esempio ha bollato la mossa di Zingaretti come un tentativo per ingraziarsi il Movimento5Stelle. La consigliera Laura Cartaginese, insieme a Adriano Palozzi, collega di Cambiamo con Toti, ha presentato una mozione per chiedere l’immediata apertura delle sale. “Si tratta di una decisione incomprensibile e inaccettabile, peraltro in controtendenza rispetto ad altre regioni italiane, e che rischia di nuocere in maniera grave sulla tenuta di centinaia e centinaia di imprenditori del gioco pubblico” commentano, “già pesantemente messi in ginocchio dalla crisi economica dovuta alla emergenza Coronavirus”. E quindi hanno sottolineato che la chiusura non solo favorisce il gioco illegale, ma rischia anche di avere pesanti ripercussioni in termini di occupazione: “faremo tutto il possibile per far tornare Zingaretti sui propri passi, evitando uno slittamento dannoso per un comparto che coinvolge nel Lazio circa 8mila persone”.

 

Chiaramente la scelta della Regione Lazio è quella che fa più clamore, ma c’è chi ha fatto di peggio: la Provincia di Trento ha rinviato tutto al 14 luglio. “E’ ancora più punitiva di quella di Zingaretti” ha commentato laconico Distante di Sapar.

Gioel Rigido