Con la proroga del SuperEnalotto Sisal vince il maxi-jackpot

Con la proroga del SuperEnalotto Sisal vince il maxi-jackpot

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Sisal ha un motivo in più per spaccare l’anguria questa estate, con il Decreto Agosto il Governo di fatto ha dimezzato il prezzo della concessione del SuperEnalotto, e le ha riconosciuto qualche mese in più per pagare la seconda rata che avrebbe dovuto versare nel giro di alcuni giorni. Occorre però sottolineare fin dall’inizio una cosa, il problema non è la proroga accordata a Sisal – il SuperEnalotto com’è facile immaginare ha sofferto il lockdown e quindi ben venga qualunque sostegno – ma piuttosto il fatto che per gli atri giochi non sia stato previsto nulla del genere.

Il Decreto stabilisce soprattutto che “La data per la stipula e la decorrenza della convenzione è fissata al 1° dicembre 2021” e quindi di fatto lascia in vita la vecchia concessione – che conteneva condizioni molto più vantaggiose –per quasi un anno e mezzo in più. E spiega che “A causa della straordinarietà e imprevedibilità degli eventi scaturenti dall’attuale situazione di emergenza epidemiologica da COVID-19, sono prorogati i termini degli adempimenti tecnico-organizzativi ed economici previsti dall’aggiudicazione della gara” dei giochi numerici a totalizzatore nazionale. Inoltre, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dovrà stabilire “le modalità di corresponsione della seconda rata una tantum dell’offerta economica, in modo tale da garantire il pagamento dell’intero importo entro il 15 dicembre 2020”.

Con la gara, il SuperEnalotto diventa un gioco a perdere

Il fatto è che tra vecchia e nuova concessione c’è una differenza abissale. La gara si è svolta nel luglio 2019, e  – per aggiudicarsi nuovamente la concessione dei giochi numerici per altri 9 anni – Sisal si è trovata a dover lottare con Lottomatica e Sazka. E a quel punto ha messo sul piatto un’offerta stratosferica. Le candidate si sfidavano non solo sulla base d’asta (ovvero la somma che devono versare inizialmente per ottenere la concessione), ma anche sull’aggio (cioè la percentuale della raccolta che trattengono come compenso). Nel primo caso otteneva più punti la cifra più alta, quindi chi era disposto a sborsare più quattrini; nel secondo la percentuale più bassa, ovvero chi si accontentava di un compenso inferiore.

Sazka aveva avanzato l’offerta più cauta, 100 milioni di euro di quota di ingresso e un aggio del 4,50%. Lottomatica aveva alzato l’asticella, 130 milioni e un aggio dell’1,5% Ma Sisal aveva messo tutti a tacere: 222 milioni di quota d’ingresso e un aggio di appena lo 0,5%. E non era solo il gettone a sorprendere, ma anche – e soprattutto – l’aggio: il SuperEnalotto e gli altri giochi numerici negli ultimi anni hanno attratto una raccolta di poco più di 1,5 miliardi, facendo i conti della serva vuol dire che Sisal con la nuova concessione incasserà appena 7,5 milioni l’anno e – se la raccolta rimane a quei livelli nell’arco dei nove anni – in totale fanno 67,5 milioni. Vale a dire che ha pagato oltre 150 milioni in più di quanti ne incasserà. E questo, senza contare gli investimenti che si è impegnata a fare, i costi di gestione che dovrà sostenere, e quant’altro.

Detta così, non sembrava un grande affare. E gli stessi Monopoli hanno chiesto chiarimenti alla compagnia, prima di aggiudicarle definitivamente la concessione. Lottomatica poi ha intentato un ricorso al Tar Lazio per chiedere di visionare l’offerta tecnica della vincitrice – quindi il piano di investimenti e il progetto di rilancio del gioco – per capire come la rivale pensasse di tornare in attivo. Il giudice però, con un’ordinanza collegiale, ha giudicato tardiva la richiesta della Lottomatica, e quest’ultima in seguito ha rinunciato al ricorso. La questione a quel punto è finita lì.

Ora, premesso che nessuno lo ha detto apertamente, la spiegazione in realtà sembra molto semplice: se quei soldi li spende da una parte, Sisal li recupera da un’altra. Il SuperEnalotto in sé forse può anche non valere tanto, ma la concessione ha un ruolo fondamentale, perché è il collante con una rete capillare che conta oltre 28mila ricevitorie sparse in tutta Italia. Sisal se ne serve non solo per accettare le giocate al SuperEnalotto, ma anche per offrire tutta una serie di servizi di pagamento, come le bollette o le multe stradali. Se avesse perso la concessione, probabilmente ci avrebbe dovuto rinunciare, o comunque non sarebbe più stata in grado di raggiungere i 7 milioni di clienti che nel 2019 hanno fruttato 215,9 milioni di euro di ricavi.

Lettere minatorie e porte sbattute

Ma tornando al decreto Agosto, il vantaggio per Sisal è innegabile, visto che l’aggio della vecchia concessione è del 3,73%. Prendendo sempre come buona la media di 1,5 miliardi di raccolta, la differenza è tra un aggio di 7,5 milioni, e uno di 55 e oltre. È vero che il 2020 non raggiungerà questi livelli, ma bisogna anche considerare che Sisal sta già beneficiando di una proroga, visto che la concessione originaria è scaduta a giugno 2018. A questo punto sono tre anni e mezzo in più, e anche se certamente il 2020 sarà molto difficile, stiamo parlando quantomeno di 120-140 milioni di ricavi in più. Alla fine è come se Sisal avesse offerto la stessa somma di Sazka o di Lottomatica per aggiudicarsi la concessione.

Alcuni giornali – come il Fatto Quotidiano e Affari Italiani – hanno provato a capire come Sisal abbia ottenuto uno sconto così sostanzioso, e hanno scritto di lettere minatorie o quasi inviate a Giuseppe Conte, all’Agenzia delle Dogane e ai vertici del Ministero dell’Economia. In sostanza Sisal si sarebbe rifiutata di pagare la seconda rata e di chiedere la risoluzione della concessione. SlotJava ha contattato la stessa Sisal e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per capire se le cose siano andate esattamente così, ma in questa fase non ha ottenuto risposta. Se ci fossero novità, non esiterà a pubblicarle prontamente.

Qualche dubbio però sorge, più che altro perché Sisal, in questa fase, non sembra avere tutto questo potere contrattuale. La gestione del gioco non è a rischio: a parte il fatto che – di qualunque gioco si parli – nessun concessionario può decidere dall’oggi al domani di interrompere la raccolta; c’è poi da considerare che la rete e tutti i beni strumentali devono essere trasmessi all’ADM quando il rapporto si interrompe. E questo proprio per evitare brusche interruzioni. E soprattutto non bisogna dimenticare che Sisal ha versato la prima rata della nuova concessione, 111 milioni di euro, soldi che probabilmente non avrebbe rivisto. Avrebbe sì dato vita a una causa senza fine, ma avrebbe dovuto fare i conti con i tempi della giustizia italiana e con un esito niente affatto scontato. Poi, probabilmente i Monopoli avrebbero dovuto indire una nuova gara, che senza dubbio non è un intoppo da poco, però magari a quel punto avrebbero trovato il modo di escludere a priori la Sisal.

Se il SuperEnalotto piange, gli altri giochi non ridono

Ma al di là di queste speculazioni, c’è un’altra domanda che SlotJava intendeva porre a Sisal e, soprattutto all’ADM, ovvero per quale ragione il SuperEnalotto sia stato l’unico a ricevere un simile trattamento. Perché ovviamente non è il solo gioco in sofferenza: lo stesso direttore dell’ADM Marcello Minenna – intervenendo a Uno Mattina a maggio – parlava di una contrazione del 40-50% non solo per il SuperEnalotto, ma anche per il Lotto. E poi ovviamente ci sono anche le slot, le scommesse, le sale bingo che oltretutto hanno subito lockdown ancora più lunghi.

Il caso dei bingo forse è quello più emblematico. È vero che le sale hanno avuto la cancellazione dei canoni di proroga, ma solo per i tre o quattro mesi di chiusura. E per avere un riequilibrio delle condizioni contrattuali – il canone è passato da 2.800 a 7.500 euro al mese nel giro di pochi anni – hanno dovuto intraprendere una lunga battaglia giudiziaria che adesso è arrivata addirittura di fronte alla Corte Costituzionale. Ci sono delle differenze, è vero. Per i bingo parliamo di concessioni scadute da svariati anni (prorogate di volta in volta perché non ci sono le condizioni per indire una nuova gara) e che soffrono di problemi ormai – si potrebbe dire – endemici. Per il SuperEnalotto, di una concessione che non è ancora iniziata e che si trova fin da subito in una situazione di squilibrio. Molti operatori potrebbero osservare che quella concessione l’equilibrio non l’avrebbe mai raggiunto, vista l’offerta di Sisal. Il Governo invece è tutta del Covid, e a questo punto – se il ragionamento seguito finora è corretto – viene da chiedersi non quanto abbia perso il SuperEnalotto, ma piuttosto quanti abbia sofferto il ramo dei servizi di pagamento. E se magari, gli italiani si siano abituati a usare altri canali per pagare le bollette, e quindi il segmento sia tuttora in flessione. Quello che è certo, invece, è che sarà difficile far digerire agli altri concessionari questa differenza.

Gioel Rigido