Se cade il divieto di sponsorizzazioni, arriva la tassa

Se cade il divieto di sponsorizzazioni, arriva la tassa

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  • Il Governo pensa di sospendere divieto di sponsorizzazioni per i giochi e le scommesse
  • Ma vuole anche introdurre una tassa dell’1% sulle scommesse, per garantire al mondo dello sport maggiori risorse
  • Intanto però il Tar si appresta a decidere sui ricorsi presentati contro la tassa Salva-Sport introdotta due anni fa

Sospendere lo stop alle sponsorizzazioni, ma allo stesso tempo estendere la tassa salva-sport, rincarando anche un po’ la dose. È uno dei progetti a cui sta lavorando il Governo e che potrebbe vedere la luce nella prossima legge di Bilancio. In sostanza il divieto di sponsorizzazioni verrebbe sospeso per un anno e mezzo, fino al 30 giugno 2023. Intanto però – sempre fino alle metà del 2023 – si introdurrebbe una tassa dell’1% sulla raccolta delle scommesse sportive, sulla scia di quella dello 0,5% che scadrà alla fine dell’anno. I proventi del nuovo prelievo alimenteranno un Fondo Salvacalcio che verrà gestito dalla FIGC servirà soprattutto a finanziare il settore dilettantistico, quello femminile e quello giovanile.

A anticipare le mosse del Governo è IlSole24Ore, che sulla questione ha anche ottenuto una prima conferma da Gabriele Gravina: “Stiamo lavorando incessantemente con il Governo per creare le condizioni necessarie all’accoglimento delle nostre richieste che, è bene ribadirlo, non prevedono aiuti diretti ma interventi normativi finalizzati nel breve periodo al riconoscimento del danno emergente generato dalla pandemia e nel medio periodo al supporto concreto delle autoriforme già avviate” ha detto il presidente della FIGC.

Una boccata d’ossigeno al mondo del calcio

Quel che è certo è che si tratta di un intervento provvisorio, il Governo probabilmente intende allentare il freno e vedere cosa succede. Anche perché, da quello che è possibile dire al momento, non vuole cancellare completamente il divieto di pubblicità del gioco, ma solo lo stop alle sponsorizzazioni. Se così fosse, gli spot televisivi di scommesse e casinò games rimarrebbero vietati. Le compagnie di gioco però potrebbero riprendere a sponsorizzare i club, gli atleti e le manifestazioni sportive.

E questo ripensamento non lo hanno chiesto a gran voce solamente gli operatori del gaming, ma anche il mondo dello sport: fin da quando è entrato in vigore nel 2019, si calcolava che il divieto di pubblicità sarebbe costato ai club 100 milioni di euro. Adesso che il Covid ha ulteriormente affossato i bilanci, c’è più che mai bisogno di una grossa boccata d’ossigeno.

Sulla tassa Salva-Sport, la parola ai giudici

Intanto si appresta a finire in soffitta la vecchia tassa salva-sport, quella dello 0,5% introdotta con il decreto Rilancio del 2020. Ma le polemiche che sono esplose fin dall’inizio non accennano a spegnersi. Anche perché a breve il Tar dovrà decidere sui ricorsi che gli operatori hanno intentato per dire che la tassa non va – o proprio non si può – applicare a questo o quel prodotto.

Una settimana fa, Snaitech e Fratelli Simone hanno discusso i propri ricorsi sulle scommesse sportive tradizionali, e hanno chiesto ai giudici di annullare la tassa, o di spedire la questione alla Corte di Giustizia Europea. A breve sarà il turno di Betfair che nel caso del betting exchange ha già ottenuto un primo successo la scorsa primavera (il Tar ha difeso la tassa ma ha annullato i criteri con cui è stata applicata) e inizio novembre tornerà dai giudici per chiedere che quella sentenza venga eseguita.

Il Governo intanto lavora sulla tassa dello 0,5%

A un anno e mezzo di distanza, il braccio di ferro insomma non si è affatto allentato. Il Governo dal canto suo qualche settimana fa sembrava volerci mettere una pezza, ma probabilmente era solo un errore. Ha infatti inserito una norma poco chiara nel decreto per estendere l’applicazione del Green Pass. In sostanza ha concesso a Sport e Salute un altro mese di tempo per erogare delle sovvenzioni ai collaboratori sportivi, poi la società controllata dal Mef ha dovuto restituire i soldi che non è riuscita a distribuire. La metà di questi soldi finirà nel cosiddetto fondo Salva-Sport, quello appunto alimentato con la tassa dello 0,5%, e che serve a aiutare le società sportive a superare la crisi innescata dalla pandemia.

Il Fondo però – sempre in base al decreto Rilancio – ha una dotazione massima, doveva raggiungere la somma di 40 milioni nel 2020, e quella di 50 milioni nel 2021. Se il traguardo fosse stato tagliato prima della fine dell’anno, il prelievo sulle scommesse si sarebbe interrotto. Di fatto è quello che è successo, le scommesse sportive da sole hanno assicurato 50 milioni in circa nove mesi. Ma al di là di questo, viene da pensare che se un po’ di soldi arriveranno adesso da Sport e Salute, il prelievo sulle scommesse potrebbe ridursi.

In realtà si è trattato appunto di un errore, una norma scritta male. E infatti un senatore del PD – Francesco Verducci – ha immediatamente presentato un emendamento per correggerlo: in sostanza ha chiesto che le somme che arriveranno da Sport e Salute si aggiungano – e non si sostituiscano – a quelle delle scommesse. E quindi se anche il Fondo arriverà a 70, 80 o 100 milioni, tutta la somma andrà al mondo dello sport.

Per il momento è solo una proposta di modifica, dovrà essere discussa e approvata dal Senato per diventare legge. Viene da pensare comunque che la strada sia già spianata, e che Verducci si sia mosso di intesa con il Governo. In ogni caso anche questa vicenda dimostra che il Governo sia perfettamente consapevole della situazione in cui versa lo sport, e della necessità di garantire risorse nuove. E questo lascia ben sperare sul divieto di pubblicità.

Gioel Rigido