Una partita, due risultati. E per le scommesse è il caos

Una partita, due risultati. E per le scommesse è il caos

Notizie ITA
  • Consiglio di Stato e Cassazione si scontrano, a distanza di anni, su cosa succede alle scommesse piazzate su una partita interrotta per invasione di campo
  • Il problema nasce dal referto che all’epoca doveva essere uno solo
  • Per un giudice invece quella partita venne interrotta, per l’altro finì per 0-2

 

Se una partita di calcio viene interrotta per un’invasione di campo, per le scommesse vale il risultato raggiunto in quel momento. No, non è vero: la partita si considera come se non fosse stata inserita nella bolletta e quindi, nel caso di una multipla, si paga solo la vincita centrata sugli altri eventi. Consiglio di Stato e Cassazione sembrano avere due opinioni molto differenti su quello che succede in un caso simile, ma in realtà il problema è che potrebbero aver letto due referti diversi. Cosa però alquanto singolare, visto che la vicenda risale a diversi anni fa, quando per le scommesse sportive il referto doveva essere uno solo.

 

Al centro della vicenda c’è infatti un match che venne disputato nell’agosto 2009, una partita di Europa League tra la Dinamo Bucarest e lo Slovan Liberec. Lo Slovan era saldamente in vantaggio per 0-2 quando, pochi minuti prima del fischio finale, i tifosi del Bucarest fecero un’invasione di campo. A quel punto l’arbitro decise di mandare tutti negli spogliatoi, probabilmente anche per il fatto che mancavano veramente pochi minuti al termine del match. A stabilire poi come finì veramente la partita ci pensò la Uefa, si prese però qualche giorno di tempo e alla fine assegnò la vittoria a tavolino allo Slovan. È vero che i cechi avevano già vinto sul campo, ma a quel punto il risultato passò a 0-3.

 

Le proteste degli scommettitori

Con tutti questi stravolgimenti, era inevitabile che chi aveva scommesso sul match non poteva essere certo di aver vinto. O magari non accettava di aver perso. Probabilmente sono sorte diverse controversie, in almeno due casi ci si batteva per importi piuttosto consistenti, e quindi sono poi arrivati fino ai gradi più alti di giudizio. Il primo quella di uno scommettitore che aveva piazzato una serie di giocate sul risultato esatto della partita. E in totale aveva puntato la bellezza di 3mila euro. Quando la partita è stata interrotta ha chiesto il rimborso, il bookmaker di riferimento glielo ha negato e lui si è rivolto alla Commissione per la soluzione delle controversie sulle scommesse sportive. Quest’ultima poi ha chiesto un parere al Consiglio di Stato che si è pronunciato nel 2012, quindi una decina di anni fa, e ha dato ragione al centro scommesse e all’Amministrazione.

 

L’altra vicenda invece riguarda uno scommettitore che aveva piazzato una multipla di 13 eventi, tra cui c’era anche il match tra Dinamo Bucarest e lo Slovan Liberec. L’uomo aveva centrato tutte le scommesse, ma nel caso della partita in questione aveva puntato sui rumeni. Il giocatore si è rivolto invece ai giudici civili, a quanto pare contestando proprio il modo in cui i Monopoli avevano validato la partita. C’è voluto un po’ di tempo, la sentenza è arrivata solo pochi giorni fa, ma la Suprema Corte ha dato ragione allo scommettitore e ha costretto direttamente l’ADM a pagare la vincita, ben 4.500 euro. Che era la somma che avrebbe vinto se non avesse inserito la partita interrotta nella bolletta.

 

L’unica cosa su cui concordano Consiglio di Stato e Cassazione è che l’esito a tavolino non ha alcun riflesso sulle scommesse. Il regolamento delle scommesse (D.M. 1 marzo 2006, n. 111) stabilisce infatti che “l’esito degli avvenimenti sportivi oggetto di scommessa è quello che si realizza sul campo di gara”. E il Consiglio di Stato spiega che “La ratio della disposizione va rinvenuta nella necessità di procedere prontamente al pagamento delle scommesse, in base ad un dato certo e certificato, immodificabile ed indipendente dall’esito di valutazioni (per lo più discrezionali) su contestazioni, ricorsi o comminazione di sanzioni per il comportamento delle squadre o del campo di gara da parte di organi disciplinari”. Insomma, per determinare chi ha vinto e chi ha perso una scommessa ci si deve basare sul risultato conseguito sul campo. Tutto sta a capire quale sia.

 

Se i  giudici hanno visto partite diverse…

Perché, quello che colpisce di più è che un giudice dice che la partita è finita in un modo, l’altro che si è conclusa in un modo diverso. O meglio, sembrano aver letto referti differenti. Il Consiglio di Stato scrive infatti che sul documento “è indicato il risultato Dinamo – Bucarest Slovan Liberec 0-2 , con indicazione del triplice fischio finale”. È vero che sono passati un po’ di anni, ma oggi la Cassazione scrive esattamente il contrario, ovvero che “nel caso in esame non vi era stata la certificazione del risultato di 0-2“.

 

Teoricamente al giorno d’oggi ci potrebbero anche essere due referti leggermente diversi. Da quando è stato introdotto il palinsesto complementare sono direttamente i bookmaker, e non più ADM, a validare l’esito degli eventi servendosi di compagnie specializzate, come SportRadar. Entro certi limiti, quindi si potrebbero anche avere certificati differenti. Chiaramente se una partita finisce 2-1, nessun bookmaker validerà un altro risultato, ma  su degli eventi secondari potrebbero esserci delle discrepanze. Ma per la partita in questione, il referto doveva essere uno solo, e doveva fornirlo l’Aams. E lo confermano sia il Consiglio di Stato (“l’amministrazione ha tenuto correttamente conto della certificazione, quale risultante dal sito ufficiale dell’organizzatore responsabile UEFA Europa League, depositata agli atti”) sia la Cassazione (è “obbligo dell’Amministrazione certificare il risultato sportivo sulla base delle comunicazioni ufficiali della Uefa”).

 

Ma tornando agli scommettitori, la conseguenza pratica è che uno ha ottenuto ragione e l’altro no. Per il Consiglio di Stato c’è un risultato conseguito sul campo, e quindi non si può procedere al rimborso delle giocate. Oltretutto, il regolamento delle scommesse stabilisce che si può procedere al rimborso solo in casi specifici, vale a dire “nell’impossibilità di riscontro delle scommesse accettate, nel caso di scommessa non valida e di accettazione delle scommesse dopo l’inizio dell’evento sportivo, in caso di anticipo del suo inizio”.

 

Secondo la Cassazione invece non c’è stata nessuna certificazione di un risultato al termine della partita. Per la Suprema Corte non solo “non vi era stata la certificazione del risultato di 0-2”, ma nel referto si parla proprio “dell’avvenuta interruzione dell’evento”. Per quanto riguarda le scommesse, quindi, quella partita deve essere considerata non valida. E – sempre come stabilisce il regolamento delle scommesse – “se uno o più avvenimenti oggetto di una scommessa multipla risultano non validi, la scommessa resta valida e all’avvenimento non valido è assegnata la quota uguale ad 1″.

Gioel Rigido